Legge, giustizia e…creatività
La creatività è una sostanza necessaria per la vita. Teatro Palladium di Roma, 3 giugno, Festival del cortometraggio socio-giuridico “Diritto al corto” prima edizione.
Serata conclusiva e premiazione, due le giurie, una formata da addetti ai lavori, Pupi Avati, Valerio Aprea, Enrico Carocci, Francesca Inaudi, Valeria Fabrizi, Lilli Garrone, Blasco Giurato, Davide Perino, Pino Strabioli e una -30 e lode- formata da studenti dell’Università Roma Tre.
Ideato da Antonella Massaro, ricercatrice di Diritto Penale, e costruito e realizzato con altri docenti e studenti di Roma Tre, il Festival è stato la prova, è il caso di dirlo, che si è riusciti a coniugare due aspetti, quasi sempre distanti, la materia giuridica fatta di leggi, codici e commi e il concetto di giustizia sociale e quindi umana, concetto cercato, rincorso, discusso e spesso disatteso.
Mettere insieme conoscenze diverse, tema che ci è caro. Ricercatori e studenti hanno sentito l’esigenza di far arrivare, attraverso le immagini, quei concetti oggetto dei loro studi, che, spesso, per la terminologia usata, non sono di facile comprensione.
Le immagini arrivano dirette, Alle corde, di Andrea Simonetti (Italia-2013), Cosimo è un giovane operaio dell’ILVA di Taranto, ha una passione, la box, e un lavoro che…gli toglie la vita e un padre molto avanti con l’età che ha perso tutto tranne il rapporto con il figlio. Un dia de campo di Carlos Caro (Spagna-2014), due mondi, la Spagna e l’Africa, due generazioni di bambini tra loro contemporanee eppure distanti anni luce. Le immagini scorrono sulla vita dei carusi africani che spaccano pietre dall’alba al tramonto e colonna sonora è la voce narrante di un bambino spagnolo che racconta come trascorre il tempo e quali sono le cose che gli piacciono di più. Ancora immagini che colpiscono dritto allo stomaco quelle di Bishtar az do saat (Iran-2013) di Ali Asgari, una donna e un uomo girovagano per un’intera notte alla ricerca di un ospedale dove possano curare un’emorragia della donna, ma i due non sono sposati quindi il personale degli ospedali si rifiuta di prestare le cure. Questi tre dei corti premiati, ma la rassegna è stata veramente ricca di opere importanti e una tra quelle non in concorso colpisce particolarmente, Dr. Illegal (Germania) la storia di un uomo, un bravo chirurgo, e della sua famiglia, rifugiati in Germania provenienti dall’Iran. L’uomo, nel tentativo di vedere riconosciuto il diritto di esercitare la sua professione, che ha costruito in 12 lunghi anni di studio e che per la mancanza di un certificato recente, impossibile da reperire, almeno per le autorità tedesche, viene costretto ad esercitarla clandestinamente, non viene meno a quel diritto, imprescindibile per tutti e in particolare per un medico, di tentare tutto il possibile per salvare una vita. Una trovata geniale è quella dello scambio dei ruoli tra Chirurgo e addetto al centro di accoglienza.
Speriamo di farli girare…
A cura di Maria Teresa Tomaino